mercoledì 16 maggio 2018

Sulla iperfelicità

Poi ci sono le persone che ridono perennemente, come se una scarica elettrica avesse distorto loro la piega della bocca e sgualcito le corde vocali. Alcune te la sbattono in faccia la felicità, "dai sorridi che la vita è bella"! magari dopo che hai raccontato loro che hai qualche debito consistente da pagare, o altre gatte da pelare. Clap clap. Ma in una qualche porzione del mio cervello si annida la convinzione che tutta quella chiassosa ostentata e costante gaiezza nasconda dell'altro. Mancanza di empatia? Incapacità ad interessarsi o farsi coinvolgere dagli accadimenti umani? Superficialità? Ipocrisia, nel senso del nascondere ciò che veramente hanno dentro? Chiamiamola voglia di dipingere forzatamente di rosa un' esistenza che lecitamente può avere colori anche diversi ma se non è rosa sei un perdente? Come la vuoi mettere, non ci vedo un pregio, una dote. A me quelli che ridono e sono sempre felici e vorrebbero che tu lo fossi, perché si sentono togliere le energie da chi non sorride quanto loro, mi sembrano burattini. Non c'è felicità nella poesia e nell'arte e nella musica a volte, che spesso nascono dallo svisceramento emozionale, dal dolore, dall'esigenza di riscatto...figuriamoci nelle nefandezze del genere umano, nella morte, nella mancanza di risorse, negli squilibri globali. Ti gireranno pure le palle un giorno in cui ti svegli con l'orticaria, o hai finito la carta igienica, o vieni licenziato, o leggi una brutta notizia sul giornale? No, loro ridono e vorrebbero che tutti lo facessero sempre, o forse anche non gliene frega nulla perché loro sono sereni a prescindere. La vita è bella, a prescindere. Ci sono persone che ridono con una costanza che io non capisco, o che meglio, e purtroppo, capisco fin troppo bene. 

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