lunedì 23 giugno 2014

Una città un perchè

Ogni mattina per andare in ufficio guido lungo Strada del Friuli, una lunga serpentina asfaltata in bilico su un costone roccioso che collega l'altipiano carsico, dove dimoro, al centro della mia città, dove lavoro. E ogni volta, dico ogni volta, a prescindere dalle pietose condizioni con cui sono solito muovere i primi passi nel mondo dei vivi, con la vista a sedici noni, i sensi sopiti e le articolazioni mummificate, mi incanto alla vista panoramica di questa bellissima città di mare.
 
 
Solo che allo stesso tempo mi sale lungo la spina dorsale una specie di fastidio incontrollabile, perchè questo angolino di mondo dal grande potenziale, sconosciuto ai più, da decenni viene trattato senza il rispetto e la lungimiranza che merita. Per dirla in altre parole: ho un debole per la mia città ma mi stanno mediamente sul cazzo i suoi abitanti, tra questi in particolare quelli che la governano.
 
Questo è il luogo del "non si può fare". Abbiamo perso l'EXPO per l'inerzia dell'amministrazione causando la fuga degli investitori e di enormi opportunità. Abbiamo immobilizzato le infrastrutture portuarie guardando le navi salpare verso altri porti per incapacità gestionale. Abbiamo asfaltato alla meno peggio le nostre bellissime piazze, senza contemplare la possibilità di allestire zone verdi, spacciando queste schifezze edili per interventi di rivalorizzazione. Riversiamo nel golfo e nell'aria quantità inimmaginabili di residui tossici attraverso un immobile polmone nero della siderurgia, che tutti vorrebbero demolire e nessuno di quelli che "contano" ha il coraggio di contrastare. Abbiamo visto fallire la nostra squadra di calcio di serie B, oggi relegata nelle categorie dilettantistiche e destinata a un grande stadio vuoto e costosissimo. Abbiamo lasciato nel dimenticatoio il castello di Miramare e soprattutto il suo parco, un miracolo botanico dal valore inestimabile oggi ridotto alla secchezza. Abbiamo fatto deragliare lo storico tram, sulle cui rotaie arrugginite, nonostante i soldi spesi, parcheggiamo abusivamente un campionario enorme di veicoli. Abbiamo incasinato la politica rivendicando preistorici discutibili trattati di indipendenza della città dallo Stivale, trattati che l'Europa non riconoscerà mai e che non tengono conto della storia e dell'eredità dei nostri cari. Abbiamo svenduto lo svendibile alla mafia cinese che ha trovato qui il posto adatto in cui piazzare i soldi sporchi e aprire attività commerciali di dubbia qualità. Abbiamo il più alto tasso di alcolismo e numero di anziani in Italia, perchè i giovani se ne vanno e quelli che restano si attaccano alla bottiglia.  
 
Trieste è come una bellissima donna tenuta in ostaggio da un mediocre possessivo compagno. Non so per quanto ancora continueremo a costringerla in pigiama. So che molti stanno scappando, e ...so che a volte vorrei andarmene anch'io. Non fosse per quello che vedo ogni mattina dalle fessure dei miei occhi...

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