venerdì 7 dicembre 2018

Uno scarso pittore


Quando abitavo da solo e ancora non dovevo correre dietro a due schegge impazzite fino ad esaurimento scorte, ero solito leggere un pezzo di libro prima di coricarmi. Appoggiavo il cuscino sullo schienale del letto in modo da mantenere una posizione che mi permettesse di sottolinearne le frasi più belle. Alternate alle serate dedicate alla lettura c'erano quelle di scrittura. Prendevo in mano un foglio e una penna anche senza aver niente di particolare da dire o un destinatario a cui far leggere e, accompagnato dalle fusa del gatto o dal ronzio del frigorifero rimanevo in silenzio nella penombra, immobile di fuori e in grande fermento dentro, aspettando l'onda dell'ispirazione, un guizzo, un pensiero da rubare alla giornata trascorsa, da afferrare al volo e poi dipingere d'inchiostro. Era strana questa cosa di aver voglia di scrivere ma non saper ancora bene che cosa. Tuttavia sviscerare mi faceva sentire vivo ed era quanto di più concreto potessi fare per fermare il flusso disordinato, e magari destinato all'oblio, della mia mente fagocitante. Insomma quella cosa di scrivere mi arricchiva, a prescindere dal risultato, dal cosa e dal come. Certo era un periodo di amori spanti e pulsanti crisi esistenziali, quindi la condizione ottimale di chi è irrisolto e libero istintivamente di ricalcolarsi. Quell'entrare e uscire a piacere nell'ingarbugliato territorio della mia testa mi causava a volte un peso sulle tempie a dir poco leggendario, ma era necessario e presto o tardi anche rinfrancante, perché non dovendo curarmi di dover gestire alcun senso di responsabilità per le cose pensate, mi bastava concentrarmi sul tentare di dar forma istantanea, bella o brutta, al mio sentire, cosa che mi scongiurava il terribile fenomeno dell'accartocciamento o dell'implosione. Mi sentivo come un pittore dalle scarse qualità, fortunatamente senza pubblico, in preda all'estro creativo, che non deve curarsi di sporcare il pavimento del laboratorio perché sa che fino a prova contraria il laboratorio di un pittore è fatto per essere sporcato. Ecco, le mie tele non se le sarebbe guardate nessuno, la cosa che contava era che quando uscivo di casa la mattina seguente, nei miei occhi e sulle mie mani restavano i solchi di quel torbido lavoro di intro navigazione, e il senso ultimo di quelle brevi avventure interiori in qualche modo finiva per trasferirsi costruttivamente negli intrecci delle relazioni umane che via via andavo intessendo, con un incremento considerevole di flusso empatico verso la gente e il mondo intero. Quello che sono oggi lo devo anche a quei fogli tagliati in due dalla luce sul comodino, sporchi di inchiostro, o vuoti, o pieni di niente, o colmi di tutto, cui dedicavo più tempo che alla tivù. Mi chiedo spesso perché io non riesca a farlo più. A esser sincero non è tanto una questione di tempo a disposizione. Certo non trovo risorse a sufficienza per scavare costantemente come un tempo nei terreni torbidi dell'anima, ma credo dipenda più dal fatto che la vita del genitore attendibile imponga un rigore morale e una solidità mentale che non possono contemplare divagazioni pericolose o capitomboli espressivi. Voglio dire, un bravo papà deve tirare dritto e impavido, essere un esempio coerente, un sostegno per quelle anime fragili che sono i suoi figli, e che rischiano ogni giorno di inciampare, e chiedono riferimenti precisi e affidabilità e un amore ben assestato. Voglio dire...a sviscerare e scavare si corre sempre il rischio di non uscirne integri e riconoscibili come prima. Non sempre ne sono uscito illeso infatti, e quando è capitato ho trascinato via con me anche molte cose che erano belle e che sembravano intoccabili. Insomma e' un lusso che ci si può permettere forse solo a fasi alterne nella vita. Così oggi mi limito a ricordare: la mia camera era grande, con vista sul verde, il gatto e tutto il resto. Il mio laboratorio era immenso, con vista sul caos primordiale, l'inchiostro e molto altro.

1 commento:

  1. .....e se il "riferimento preciso","l'affidabilità "e "l'amore ben assestato"che neccessiterebbero i nostri figli....trovasse espressione nell'INTEGRITA'piu'che nella 'COERENZA'????...Forse si sentirebbero leggittimizzati a essere onesti con se stessi anche se ciò comporterebbe qualche innocente incoerenza......
    Dobbiamo sforzarci di creare esseri
    "Perfetti"(e sarebbe ancora da spiegare il significato di perfezione)o dare l'esempio che li legitimizzi ad essere puramente se stessi e riconoscersi.....ché forse è già un gran passo verso la "buona vita"......
    Voglio dire ...Quel genitore che "sviscera"se stesso anche essendo a volte incoerente ma perché ha questa elevatezza rara di voler comprendere i sottostrati dell'anima non è forse degno di gran valore .....o siamo preprogrammati per creare individui programmati......??
    Io credo che quel foglio bianco che aspetta di essere scritto sia il mezzo piu'potente e puro e anche amorevole con la quale una persona possa esprimere uno dei più grandi valori che stiamo perdendo. ...."AVERE QUALCOSA DA DIRE"

    Nonostante.

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